Prima il Covid e poi la guerra, con il suo tributo tremendo di vite umane, hanno messo un punto simbolico al percorso di sviluppo dell’economia mondiale in essere fino al 2019, trainato dalla rimozione delle barriere commerciali e dall’aumento delle interdipendenze a livello internazionale. La recrudescenza del Covid alla fine del 2021 e l’invasione dell’Ucraina a febbraio 2022 hanno smorzato le speranze di una risoluzione rapida dei nodi che fin dall’inizio hanno accompagnato la ripresa dopo il periodo peggiore della pandemia.
Lo scenario che emerge non dipende soltanto da eventi in qualche modo imprevedibili, ma è anche il frutto di un riorientamento delle politiche economiche nelle maggiori aree mondiali, segnatamente Cina e Stati Uniti, verso una rinnovata attenzione alla crescita interna quale motore dell’economia, accompagnato dalla ricerca di un maggiore livello di autosufficienza attraverso politiche dirette al sostegno delle aziende. Un percorso che convince anche l’Unione Europea.
La ripresa della domanda, molto consistente specialmente nei paesi avanzati grazie alle ingenti risorse messe in campo per superare il Covid, e favorita dal lunghissimo periodo di allentamento delle condizioni finanziarie, si è scontrata con i colli di bottiglia nati dal lungo periodo di inattività: nuove difficoltà di circolazione dei beni, scarsità (vera o prevista) di risorse energetiche e materie prime di base.
Come conseguenza, lo scenario di elevata inflazione si è rivelato tutt’altro che transitorio, con un impatto crescente sul clima di fiducia dei consumatori e, in definitiva, sulla tenuta della domanda. D’altra parte, il peggioramento delle aspettative sull’inflazione e i condizionamenti crescenti sul versante dei prezzi, che durante il 2021 erano stati assorbiti dalle imprese con conseguenze praticamente nulle sui prezzi al consumo, hanno finito per consentire un recupero sui margini delle imprese solo nel 2022; margini che in precedenza erano rimasti compressi in modo inaspettato quanto consistente in certi particolari settori, ovvero quelli in cui il costo delle materie prime, energetiche e non, rappresenta una componente importante.
L’entità delle forze in gioco si è tradotta in una grande volatilità dei risultati e ha amplificato la difficoltà di valutare in modo corretto la congiuntura economica. In parole povere, le aziende hanno dovuto navigare a vista, adattando giorno per giorno le proprie politiche di approvvigionamento e di prezzo a un contesto mutevole e particolarmente difficile da decifrare.
La situazione in Italia
In un contesto che ha penalizzato i paesi più legati alle catene produttive estese su scala globale – in Europa, in particolare la Germania – l’industria italiana ha potuto contare su alcune caratteristiche peculiari: anzitutto gli effetti positivi collegati al reshoring di attività e ai cambiamenti nei mercati di approvvigionamento dei prodotti.
Questi possono aver riorientato verso l’interno parte della domanda in precedenza soddisfatta da fornitori esteri, favoriti anche dall’andamento cedente del cambio dell’Euro; e il fatto che parti significative della manifattura italiana occupino posizioni più vicine alla base delle catene produttive, come è il caso dell’automotive, dovrebbe aver attenuato gli effetti della scarsità di componenti provenienti dall’estremo oriente. Inoltre la ripresa è stata aiutata dalla relativa debolezza dell’Euro e dagli effetti indotti dagli incentivi alle ristrutturazioni degli immobili e nel 2022 l’economia italiana ha beneficiato di una ripresa prolungata nei settori della moda, per i quali la domanda era rimasta compressa più a lungo nel periodo della pandemia, e anche della crescita elevata nel settore del turismo, specialmente nel secondo semestre. Si tratta di settori con un peso significativo nell’economia italiana che nel 2022, in definitiva, ha sorpreso per la sua forza. A cavallo tra il 2021 e il 2022, difatti, il Pil italiano ha completamente recuperato la voragine che si era prodotta nel 2020.
L’andamento della produzione a Lucca, Pistoia e Prato
Nonostante alcune aree di maggior criticità, il mix produttivo dell’area sembra aver affrontato bene ed essere uscito con un discreto successo da un anno particolarmente difficile. Durante tutto l’anno l’andamento della produzione industriale dell’area è stato più vivace della media italiana. Il livello contenuto dei tassi di interesse prima del 2022 e le garanzie statali nel periodo del Covid hanno certamente aiutato le imprese ad arrivare in buone condizioni finanziarie al momento più critico.
La situazione di liquidità delle aziende è rimasta buona per la maggior parte dell’anno e l’autofinanziamento dovrebbe essere rimasto su livelli soddisfacenti nonostante il livello elevato dei prezzi degli input. Tuttavia, proprio la dinamica dei prezzi e la difficoltà a trasferire a valle gli incrementi sembra alla radice di un peggioramento delle condizioni di liquidità che si osserva proprio nei settori più esposti agli incrementi delle materie prime, energetiche e non.
Quindi, non si può escludere che il rialzo dei tassi in corso finisca per produrre conseguenze negative sulle aziende per cui un’attenzione particolare, da parte della politica, dovrebbe essere riservata a questo particolare aspetto. In senso positivo, va osservato che da diversi anni le aziende hanno intrapreso un percorso in direzione di una più elevata autonomia finanziaria e, in generale, hanno ridotto la dipendenza dai finanziamenti di terzi.
Le dinamiche occupazionali sono rimaste complessivamente buone, salvo qualche area di maggior criticità corrispondente ai settori con minor crescita nell’anno. Le stesse previsioni sui livelli occupazionali formulate dalle aziende, all’inizio del nuovo anno, mostrano di nuovo un saldo positivo fra ottimisti e pessimisti, dopo un periodo di maggior incertezza a cavallo della metà d’anno.
Produzione industriale, ordini e previsioni
Produzione industriale, ordini e previsioni Nella maggior parte del comparto metalmeccanico la ripresa è proseguita in modo robusto. D’altra parte, i settori metalmeccanici avevano già recuperato nel 2021 il terreno perso durante il periodo peggiore della pandemia e il 2022 ha soprattutto rappresentato una conferma dei risultati raggiunti.
Alcuni settori – carta, chimica e alimentari in primis – dove i bilanci delle aziende hanno risentito in modo maggiore delle dinamiche sfavorevoli dei prezzi, hanno probabilmente ricercato in modo attivo un compromesso fra l’opportunità di conservare o aumentare la quota di mercato e quella di non penalizzare l’equilibrio economico. Gli incrementi eccezionali delle materie prime nel 2021 avevano in qualche modo colto di sorpresa il sistema produttivo, stretto da una domanda abituata da lungo tempo a prezzi praticamente fermi.
La consapevolezza diffusa delle difficoltà a monte ha invece consentito un maggiore spazio di manovra nel 2022, con la possibilità d’incidere in modo effettivo sulla leva dei prezzi. L’evoluzione dei livelli produttivi nel 2022, molto limitata in questi settori, dipende ragionevolmente dalla ricerca di una compatibilità di bilancio, ottenuta (eventualmente) anche a scapito delle quantità prodotte. All’interno di un contesto connotato in modo sempre maggiore da tratti di recessione, ci si attende una frenata dell’economia nei principali paesi, almeno nella prima parte dell’anno.
L’industria dell’area Lucca, Pistoia e Prato ha terminato l’anno in modo piuttosto tranquillo, con livelli produttivi e ordini in crescita sul 2021. Il quadro delle previsioni si è deteriorato rispetto alla prima metà dell’anno anticipando una possibile frenata nella prima parte del 2023, tuttavia il quarto trimestre del 2022 ha messo in mostra qualche segnale meno negativo, probabilmente legato alle previsioni migliori sul versante dei costi energetici e quindi alle minori prospettive di inflazione, a cui si è accompagnato un miglioramento della fiducia delle famiglie nei principali paesi.
Il quadro generale a Lucca
Il quadro generale a Lucca In provincia di Lucca il settore manifatturiero ha smorzato la crescita dei livelli di produzione complessivi (+0,5% il quarto trimestre 2022 rispetto al medesimo trimestre 2021). Dai dati di chiusura degli ultimi tre anni emerge tuttavia un andamento del manifatturiero provinciale che ha risentito meno dei picchi della fase Covid rispetto a quello nazionale, ragionevolmente in funzione della sua composizione settoriale; il recupero dei livelli post pandemia è più che compiuto ed è stato complessivamente mantenuto durante tutto il 2022, anche se alcuni settori produttivi, per ragioni diverse non sono ancora tornati ai livelli pre-crisi: il cartario, la lavorazione non metalliferi (vetro, lapideo) e l’intero settore della moda.
La variazione del valore della raccolta ordini è stata quasi nulla con un apporto negativo sull’estero (-1%) e positivo per l’Italia (+1,6%). Al momento delle interviste, nel mese di gennaio 2023, dopo le preoccupazioni espresse in autunno quando sulla crescita in essere si erano addensate le nubi delle previsioni, si registra un certo rinfrancamento sia per l’arrivo di possibili nuovi ordini esteri che per il portafoglio Italia.
Il brusco deterioramento del clima di opinioni di ottobre 2022 sembra rientrato e il saldo torna in campo neutro – se non debolmente positivo: le previsioni per i livelli produttivi del primo trimestre 2023 (gennaio-marzo 2023) si sono attestate a +1,9. Il settore cartario lucchese vira leggermente in positivo dopo le difficoltà registrate nel terzo trimestre 2022; l’andamento della produzione segna +0,6% e una crescita congiunturale del +1,7%. Il trimestre di contrazione della produzione – quello di luglio/settembre 2022 – non a caso ha coinciso con il picco dell’allarme sui prezzi del gas e dell’energia elettrica. È opportuno ricordare che il cartario di Lucca incide per quasi il 23% dei consumi di energia elettrica di tutto il settore nazionale.
I livelli precrisi non sono ancora stati eguagliati ma nel quarto trimestre 2022 la distanza si è un pò ridotta (-4,3% sulla media del 2019); tiene (+2,7%) la raccolta ordini del trimestre nel confronto con il 2021, in entrambe le componenti, con un rallentamento sul fronte interno. Le attese del settore della carta, cartotecnica, packaging e stampa – fortemente peggiorate nel terzo trimestre sia per gli ordini che per la produzione – rispetto alla raccolta ordini nel periodo gennaio-marzo 2023 tornano neutre (+0,4), mentre le attese rimangono negative per la produzione (-8,1), anche se in deciso miglioramento rispetto al trimestre passato.
Da ricordare che, anche a fronte di recuperi sui prezzi di vendita, il settore cartario si trova ad affrontare da due anni un deterioramento della situazione economica delle imprese dovuto a fattori esterni gravi e persistenti – come il prezzo delle materie prime nel 2021 e il prezzo del gas nel 2022. Nel settore delle macchine ed elettromeccanica, dove a Lucca ricadono anche e soprattutto i produttori di macchine destinate all’industria cartaria, si stabilizzano i livelli produttivi; nel quarto trimestre 2022 si registra -0,2% in termini tendenziali e +0,3% congiunturale.
Una forte battuta di arresto nella raccolta ordini dall’estero (-8,3%) e degli ordini interni (-3,8%) porta la riduzione in valori del portafoglio al -6,8%, probabilmente come conseguenza del riverberarsi sulla domanda di beni di investimento, del peggioramento delle attese sul quadro macroeconomico e dell’inasprirsi delle condizioni di finanziamento legate all’aumento dei tassi di interesse. Ciononostante il pessimismo dell’autunno scorso riguardo ai probabili ordini in arrivo nel trimestre successivo lascia il posto a un saldo delle previsioni col segno più (+17).
I settori industriali a Pistoia
I settori industriali a Pistoia La produzione del settore metalmeccanico è cresciuta nel quarto trimestre (+6,5% tendenziale), mantenendosi su livelli storicamente elevati e l’andamento contrastante degli ordini – in aumento dall’Italia più di quanto si siano ridotti dall’estero – ha prodotto comunque una somma positiva.
In definitiva, quindi, si conferma un andamento più che buono del settore. Nelle previsioni delle aziende si diffondono segnali di segno diverso. Dopo il quarto trimestre i pessimisti sono divenuti prevalenti sia nelle valutazioni sul probabile andamento dei livelli produttivi, sia sotto il profilo del possibile sviluppo del portafoglio ordini, ma sono rimaste positive le opinioni sul probabile sviluppo dei livelli occupazionali.
Nella carta/cartotecnica una certa crescita del fatturato ha accompagnato una modesta frenata dei livelli produttivi (-1,8%) e degli ordini. Nelle previsioni le aziende mostrano essenzialmente aspettative di stazionarietà, ma una prevalenza di ottimisti sullo sviluppo dei livelli di occupazione.
Torna alla homepage