A fine 2023 la produzione di carta e cartone in Italia si è attestata intorno a 7,5 milioni di tonnellate (-14% sul 2022), a fronte di un calo del fatturato del 27%. Le prospettive sul primo trimestre 2024 indicano tuttavia un generale lieve miglioramento rispetto ai due trimestri precedenti.
A livello di singoli comparti si segnala la minor produzione di carte e cartoni per packaging (-10,2%), che si è però confermata poco al di sotto dei livelli del biennio pre-pandemia. Più contenuta la riduzione dei volumi di carte per usi igienico-sanitari (-2,3%), rispetto a quelli sostanzialmente stabili del 2022 (+0,3% sul 2021). Sensibili invece le riduzioni delle carte per usi grafici (-34,3%) e altre specialità (-19.6%), comparti produttivi i cui volumi si collocano molto al di sotto dei livelli pre-pandemia.
L’indagine Assocarta di fine dicembre scorso sulle attese per il 1° trimestre 2024 evidenzia un quadro dove le quote degli ottimisti tornano quasi ovunque, ad eccezione della domanda estera, a superare quelle dei pessimisti.
La produzione è attesa in aumento dal 27,8% degli interpellati e in riduzione da un più limitato 8,3% del campione. Bilancio moderatamente positivo anche per il fatturato dove le attese di miglioramento sono condivise dal 22,2% del campione, a fronte del 19,4% di coloro che si attendono peggioramenti.
Sul settore pesano i forti rincari delle materie prime, sia vergini che riciclate. In particolare per la fibra corta a gennaio 2024 le quotazioni in dollari sono aumentate del 68% e le fibre lunghe del 61%, rispetto ai livelli pre-rincari. E mentre il costo del gas rimane stabile, ma sempre più alto rispetto ai concorrenti in particolare extra UE, le quotazioni di CO2 – sempre più soggette a speculazione finanziaria – si attestano a febbraio 2024 a 61€/tonnellata (54€ nel 2021, 25€ nel biennio 2019-2020).
Resta ancora critico il quadro relativo alla domanda estera. Le preoccupazioni delle cartiere si concentrano sul complesso quadro macroeconomico nazionale ed europeo e sul livello di inflazione che, pur in rallentamento, continua a deprimere il potere d’acquisto dei clienti delle cartiere, la cui liquidità è condizionata dall’onerosità del credito alle imprese.
I rischi legati alle tensioni geopolitiche, in particolare alla più recente crisi del Mar Rosso che sta incidendo su costi e tempi di trasporto, potrebbero indurre risalite dei prezzi delle materie prime energetiche, con pesanti conseguenze sull’attività di un settore energy intensive come il cartario e sulla già compromessa competitività dei suoi prodotti. ❙
Torna alla homepage